Severus Piton, latin lover, V parte

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MissMeiko
icon12  view post Posted on 10/12/2010, 18:13




Capitolo V - Tramando al castello

La professoressa Leopard era come di guardia all’ingresso del castello, proprio davanti all’uscita. A braccia conserte osservava gli studenti e il loro via vai: da quanto poté constatare, per quel venerdì pomeriggio si stavano dando alla spensieratezza. Pareva una sentinella solitaria alla ricerca di un espediente per ammazzare il tempo.

Un osservatore attento però si sarebbe reso conto della sua aria assorta, in particolar modo quando i suoi occhi cadevano in direzione dell’entrata per i sotterranei; quasi a dire che la tenesse d’occhio, in effetti. Che fosse in attesa di qualcuno?

Nello stesso momento si sentì un urlo di gioia provenire dalla torre ovest: Mary Harrington aveva appena ricevuto tramite gufo quel pacchetto che tanto aspettava. Scese di corsa le scale della guferia e, rientrando al castello, si scontrò con una Melissa talmente pensierosa da non essersi nemmeno accorta della sua presenza.

«Sei di guardia alle clessidre segna-punti, babbanologa?» le chiese in una risatina la cacciatrice, distogliendola in tal modo dai suoi pensieri. «Sta’ tranquilla, nessuno toglierà via i punti che Serpeverde ha conquistato fino a oggi con tanta fatica».

«Fa’ poco la spiritosa, impalatrice,» le rispose quella, palesemente seccata «anche se fosse, io per lo meno avrei un modo utile di trascorrere il mio tempo. Non come te! La tua voce è peggio di una Strillettera, persino a Hogsmeade ti avranno sentito».

«Meglio, così quei vampiri da strapazzo sapranno chi dovranno affrontare stanotte».

«O magari chi papparsi!».

Gli occhi di Mary dardeggiarono in direzione dell’amica, avrebbe voluto controbattere ma non le riuscì. Una voce squillante quanto la loro le ammonì:
«Vi rendete conto che state dando spettacolo?» la McGranitt stava scendendo la lunga scalinata d’ingresso. «Se avete tanto da confabulare, abbiate l’accortezza di isolarvi» proseguì nell’avvicinarsi.

Le ragazze si guardarono intorno e, in effetti, individuarono alcuni studenti intenti a fissarle.

«Quanto a voi altri,» disse poi in direzione del gruppetto «evitate di curiosare attorno a ciò che per principio non vi riguarda».

I giovani studenti si dileguarono in un attimo, lasciando le due ragazze da sole con la McGranitt.

«Allora, giovinette, vogliamo ripassare insieme il codice comportamentale?» Le schernì quella con l’aria severa che di solito riservava agli studenti indisciplinati.
Fu Melissa a prendere la parola:
«Ci scusi, eravamo solo immerse in un’accesa conversazione».

«Così immerse da non ricordare dove vi trovate?».

«Cosa sta ancora succedendo?» Una bassa voce maschile risuonò dall’entrata dei sotterranei. Per le due giovani ragazze non fu necessario voltarsi per sapere a chi appartenesse.

Severus Piton, di nuovo, le aveva beccate in fallo. Stavolta sotto i rimproveri della McGranitt.

«Siete quasi più indisciplinate di Harry Potter, ragazze,» esclamò dopo aver compreso la situazione. «Si può sapere qual è il vostro problema? Non riuscite ad andare d’accordo per un qualche sciocco motivo?».

«Stavamo solo. . .».

«Non ho più voglia di sentire scuse, signorina Harrington».

«Il professor Piton ha ragione, Mary,» esordì Melissa «dicci piuttosto cosa ci fai con quel pacchetto tra le mani». Suggerì, indicando il piccolo sacchetto imballato che la ragazza teneva stretto nella mano sinistra.

«La mia posta non è affar tuo, Melissa,» le rispose l’altra. «Semmai sei tu quella che ha qualcosa da raccontarci: cosa ci facevi qui ferma, tutta sola e intenta a tramare chissà cosa?».

«Tramare? Io non nascondo un pacchetto sigillato».

«Cosa vorresti insinuare?».

«Ragazze, controllatevi!» Sbottò la McGranitt. «Siete peggio di due ragazzine viziate. Né a me né al professor Piton interessa sapere quale posta ricevete o che cosa ci fate imbambolate all’entrata del castello. Se avete del tempo da perdere, fate pure. Ma evitate di inscenare commediole ridicole».

Sia lei che Piton scoccarono loro un’ultima occhiata prima di uscire dal castello. Ciò mise fine al rimprovero.

«Direi che ci è andata un’altra volta bene».

«Tu dici, Mary? Io credo che le nostre quotazioni siano in ribasso, invece. Ma non importa, presto non sarà più così. O almeno non lo sarà per me» le disse rivolgendole un ghigno.

«Be’, ti lascio alle tue elucubrazioni, allora» concluse Mary. «Io vado in camera mia per riposare un po’. Mi si prospetta una nottataccia».

A Mary parve che l’amica stesse davvero tramando qualcosa, ma le importava poco. Di qualsiasi cosa si trattasse, non poteva mai essere migliore della sua idea. Corse così in camera sua ad aprire il pacchetto: ora che possedeva tutti gli ingredienti necessari, poteva attivarsi per mettere in atto il suo piano.

Melissa Leopard, intanto, stava scendendo le scale che conducevano ai sotterranei, sicura di agire indisturbata.
 
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